L’ipnosi, intesa come potenzialità della mente umana, pare essere stata impiegata fin dall’antichità; fu trovata un’antica registrazione di una seduta ipnotica nella incisione di una stele egizia risalente al regno di Ramsete XI della XX dinastia egizia, risalente a circa 3.000 anni fa.
Nel papiro di Ebers (circa 1.500 a.c.) si descrivono rituali magici che inducono la persona in uno stato alterato con il fine di guarirla. Il papiro di Leida, risalente al regno di Ramsete XII, descrive una tecnica di induzione ottenuta facendo dondolare una lampada davanti agli occhi della persona.
Al British Museum nel “Papiro Gnostico” vi sono accuratissime descrizioni di tecniche ipnotiche. L’accesso ai contenuti e alle risorse dell’inconscio ha sempre avuto grande importanza nella cultura dei popoli del Nilo.
Il sacerdote Imhotep, vissuto durante la III Dinastia, faceva ampio uso dell’ipnosi come forma di terapia.
Nei riti religiosi, i messaggi provenienti dalle divinità, servivano a creare lo stato di trance e questo permetteva di fungere da canale dell’energia donata dalle divinità.
Sempre agli Egizi si deve l’utilizzo dello sguardo come mezzo per facilitare l’ingresso in ipnosi.
Storicamente, in India, i primi documenti che parlano di ipnosi risalgono al 900° A.C., in uno scritto facente parte dei libri post-vedici in lingua originale (sanscrito), chiamati “Upanishad” che in questa lingua, ormai scomparsa da 2000 anni, significherebbe: “seduto vicino al maestro“.
Anche i popoli della Valle dell’Indo si resero rapidamente conto degli effetti benefici di un opportuno rilassamento della mente razionale.
L’ipnotismo fu usato anche in Grecia per fini religiosi e nei culti misterici. I sacerdoti nel tempio guidavano in trance i soggetti dotati di elevata abilità ipnotica per avere da essi risposte fornite dagli dei.
L’ipnotista più illustre dell’epoca fu Apollonio di Tiana, vissuto fra il I e il II secolo d.C., fu una figura enigmatica di mago e filosofo neo-pitagorico. Viaggiò parecchio fino a giungere in India dove, presso quelle culture, compì la guarigione miracolosa di un paralitico e di un cieco con passi magnetici e, fissando negli occhi i malati, li invitava a sedersi e a lasciarsi andare in un profondo rilassamento, ottenendo risultati strabilianti. Ritornò successivamente a Roma fino a quando Nerone emanò l’editto che espelleva dalla città i maghi ed i filosofi, cosa che lo costrinse a partire.
Nell’antica Grecia ed in Turchia esistevano centri di cura attraverso i quali, i seguaci di Esculapio, utilizzavano l’ipnosi esclusivamente per fini terapeutici, ad es. per malattie tipo la paresi, la cecità, per malattie cutanee ed alcune malattie di natura psichica. I pazienti attraversavano un lungo cunicolo, spesso sotterraneo, e si dirigevano ad una stanza, posta in fondo al cunicolo, in cui sarebbero andati a dormire. Lungo il percorso c’erano delle aperture che fungevano da megafono amplificando le voci dei sacerdoti che davano istruzioni, suggestioni positive di guarigione ai pazienti mentre si dirigevano alla stanza finale. I pazienti, una volta giunti nella stanza, situata alla fine del percorso, si mettevano a dormire e lasciavano che nel sonno quelle voci producessero il loro effetto terapeutico.
L’ipnosi e la pratica della trance a scopo di contatto con le divinità o a scopo terapeutico è presente presso le popolazioni antiche di tutto il mondo, in Australia presso gli aborigeni, nelle Filippine, in Thailandia, presso le antiche popolazioni Maya, Azteche, Tolteche, presso i pellerossa.
Tra nativi americani Chippewa la trance ipnotica indotta attraverso la ripetizione del canto dello sciamano aveva funzione analgesica.
Durante tutto il Medioevo l’ipnosi, come tante altre cose, venne dimenticata o praticata di nascosto. Tale oblio si deve in larga misura all’intervento della Chiesa che la proibì perché consideravano l’ipnosi legata al demonio, per cui i praticanti venivano perseguitati e spesso uccisi con l’accusa di “stregoneria”.
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